giovedì 24 aprile 2008

Per la strada

Mi lamento dei treni...anche oggi 16 minuti di ritardo...ma quasi ogni giorno ho l'occasione di fare il viaggio con qualcuno che conosco...con qualcuno con cui posso avere più o meno confidenza...qualcuno, però, che comunque sia mi lascia sempre qualcosa..un consiglio...un sorriso...
Ho ogni giorno l'occasione- e non solo in treno- di condivedere anche solo un minuto della mia vita con chi mi trovo accanto....di percorrere un tratto di strada fianco a fianco....
..e mi piacerebbe riuscire ad esserne più consapevole....

I have un altro dream ...


A volte vorrei sentirmi libera davvero..libera di scoprirmi davanti a chi non conosco, libera di esprimere le mie idee, senza doverle ogni volta ridimensionare un pò per non ferire chi mi sta di fronte...o per non dover arrivare a discutere...o semplicemente perchè..non so osare...

Vorrei non essere tiepida...

Vorrei riuscire a buttarmi...ad essere più spontanea..a non dover sentire il bisogno di avere già il discorso fatto prima ancora di aprir la bocca...vorrei non avere paura delle mie stesse parole....

Prof, l'ammiro davvero tanto!

martedì 22 aprile 2008

Tornando sui colori....

Ad Ottobre ho scoperto di non avere un colore preferito stazionario. Drammatico. Segno della mia insicurezza, della mia indecisione. Sono tornata nello stesso negozio tre volte in una settimana per comprare uno zaino e per tre volte sono tornata a casa a mani vuote: la scelta del colore mi metteva in crisi. Il fatto è che il problema andava al di là dello zaino. Forse per la prima volta prendevo seriamente consapevolezza della mia debolezza più grande: il non essere mai sicura...di me.
Da allora mi sono promessa di scrivere ogni sera il colore della giornata...
"Oggi mi sento..."
"Verde come l'erba dei prati in primavera.."
"Azzurro-cielo limpido"
"Blu come gli abissi dell'oceano"
"rosata come il cielo mattutino.."
"Rosso come il sole al tramonto..."
Ma ci sono giorni, talvolta periodi, in cui torno a sentirmi di nessun colore..ed è la cosa più brutta di tutte...meglio le giornate in cui mi sento nera, grigia, scura che quelle in cui...non mi sento proprio...

lunedì 21 aprile 2008

I have a dream

Sono un po’ scoraggiata, forse. Sarà il periodo…la primavera. Ci sono giorni in cui mi sento fuori posto…in cui vorrei uscire dall’aula del Cubo ancora prima di esservi entrata…
Giorni in cui mi chiedo se è veramente questo che voglio: diventare medico…
Ho paura..paura di arrivare in fondo( se mai ce la farò) senza desiderio, senza entusiasmo…senza empatia.
E ho paura che lo studio e le ore di lezione anziché stimolarmi arrivino a spengermi sempre di più….
Mi piacerebbe tornare a provare meraviglia, stupore..mi piacerebbe che “il lato emotivo potesse prevalere davvero sull’educazione, piuttosto di quello squisitamente razionale basato su schemi, tabelle, lucidi e diapositive”, mi piacerebbe sentirmi affascinata dalle parole del professore a lezione e dalle materie che studio…mi piacerebbe poter dire di esserne innamorata…
Sarebbe anche mio il sogno di arrivare a sapere, saper fare e saper essere..il sogno di poter vivere il compito che mi troverò un giorno a svolgere con entusiasmo, dedizione…e soprattutto con tanto amore …
E sarebbe bello già da adesso poter vedere la “facoltà di Medicina come un tempio, dove si celebra un rito, in cui operano dei sacerdoti, assistono dei fedeli e il cui oggetto del culto è il paziente.”

questa primavera...


Avete presente La bella addormentata nel bosco?..E avete presente la scena del ballo..quando le due fatine, in discussione sul colore del vestito della Bella Addormentata, iniziano a cambiarne il colore???!??..Ecco..in questo momento mi sento proprio così..esattamente come quel vestito ora rosa ora azzurro....cambio "colore" continuamente e senza riuscire a controllarmi!!!...(Sarà per questo che non mi stava più bene neanche il colore del modello predefinito del blog...)
Ho bisogno di trovare un nuovo equilibrio....Arggggggggggg!!!

sabato 12 aprile 2008

..Di nuovo I care..

Da martedì, dopo la scenetta dei ragazzi-pagliaccio, non riesco a togliermi queste parole dalla testa…parole a cui è da tanto che non pensavo più…: “Io e lei non abbiamo niente da dirci”.
Novembre 2005. Mio nonno è un po’ più giù del solito..ha avuto una brutta influenza che ha scombussolato il suo delicatissimo equilibrio…
Il medico di famiglia dice che non è necessario portarlo all’ospedale…
Il nonno insiste…vuole sentirsi più tranquillo, dice.
Si alza e come se fosse domenica si fa la doccia, si fa la barba e si prepara ad uscire. Da solo. Si sente indipendente, anche se non più di tanto in forma.
Lo saluto prima di andare a scuola. Non potevo immaginare che non l’avrei mai più trovato in casa la mattina, prima di uscire. E’ un po’ affannato, ma a volte l’ho visto peggio.
La mamma lo porta al Pronto Soccorso…
Nel frattempo le condizioni si sono aggravate…la considerazione data agli anziani lascia desiderare…c’è da attendere per il ricovero…
Finalmente qualche attenzione… nonno viene ricoverato e sistemato in un letto dell’ ospedale.
La mamma è fuori che aspetta…che esca la dottoressa che lo sta visitando…vuole darle un po’ di informazioni..spiegarle un po’ la situazione..dal suo punto di vista…dal punto di vista di chi da tempo si alza la notte per vedere se chi dorme nella stanza accanto ha il respiro affannato, di chi senza essere troppo insistente, con discrezione, controlla se il nonno beve abbastanza e se la sua diuresi è regolare..da chi, seppur senza nessuna competenza medica, per esperienza, si accorge tempestivamente se il nonno è in scompenso…
Si apre la porta..e forse assieme a lei qualche speranza…
La mamma si avvicina.. “ Scusi dottoressa…”
“Io e lei non abbiamo niente da dirci. Non adesso.”
Le condizioni si aggravano repentinamente. Di lì a pochi giorni il funerale.
Nonno non c’è più e la mamma resta con il rimorso di non essere riuscita a parlare con la dottoressa, con quella dottoressa e in quel momento.
...Risuonano nella mente ancora le parole: “Io e lei non abbiamo niente da dirci”.

mercoledì 9 aprile 2008

Piccole cose cambiano il mondo (per chi pensa che il piccolo non è nulla)

Piccola è la goccia di rugiada
e rinfresca le foglie assetate.
Piccolo è il chicco di grano
e riempie le tavole di pane.
Piccolo l'acino d'uva
e riempie di vino i bicchieri.
Piccola è la pietra preziosa
e adorna la corona dei re.
Piccolo è l'uomo alla nascita
e niente è più grande di lui.
Che piccola cosa è un desiderio
e può cambiare la vita.
Che piccola cosa è un'idea
e può commuovere il mondo.
Che piccola cosa è un bastone
e sostiene il peso dell'anziano.
Che piccola cosa è il sorriso
e riempie di felicità chi è triste.
Che piccola è un bicchiere d'acqua
e Dio non lo lascerà senza ricompensa.
Josè Guillen

martedì 8 aprile 2008

Seminario I care


8 Aprile 2008, h 10.30, Seminario I care.
Che avrà mai da dirci il professore?
Il seminario ha inizio..occhi un po’ stupiti..quale aspettativa?
Il prof apre il Seminario con un’ introduzione sul significato dell’ “I care”…con qualche informazione su don Milani…per arrivare poi a parlare di coscienza, condivisione, umiltà, conoscenza …del valore del rapporto medico/paziente…dell’attitudine allo stupore e dell’importanza del contesto in campo medico… del futuro che ci aspetta…la strada è lunga, sì, è vero, ma possiamo percorrerla insieme, condividendo il condivisibile…
Ed è questo lo spirito con cui è nata Medwiki.
Quanto però oggi la condivisione può essere limitata dal diritto di proprietà?
La parola passa alla professoressa Berlingeri. Questa definisce Medwiki immorale ed essenzialmente un covo di criminali. Sta scherzando? Ci stanno prendendo un po’ in giro? Trapela un sorriso dalla bocca della professoressa, ma continua ad andare avanti, finché un ragazzo non sale sul palco e le toglie la parola.
Chi avrebbe mai pensato ad una lezione così!..Una signora Lezione, con tanto di L maiuscola. Entrano in aula un gruppo di ragazzi vestiti da clown. Poche le parole, eppure mi hanno detto e lasciato tanto.
Il loro messaggio è arrivato!!!..La loro è stata una bellissima testimonianza..sono stati essi stessi il messaggio!
Occhi brillanti, ragazzi gioiosi, occhi felici di chi ha trovato quel qualcosa in più che dà senso al correre quotidiano…di chi ha capito che non si può stare con le mani in mano e preoccuparci soltanto di noi stessi e dei nostri problemi..di chi ha capito di avere qualcosa da condividere con gli altri, di essere capace di regalare sorrisi a chi ne ha bisogno, di guardare al malato come ad un fratello e non come ad un oggetto su cui lavorare.

lunedì 7 aprile 2008

I care o non I care?

Partecipare..beh partecipare si può partecipare in tanti modi, nonché distrattamente o peggio ancora passivamente..mentre se me ne importa, se mi sta a cuore, se me ne prendo cura..beh allora vuol dire che I care, che mi sento anche io responsabile di ciò che mi circonda, delle cose che accadono nel mondo in cui vivo. I care, aveva scritto una volta su una parete della sua scuola di Barbiana un giovane prete di campagna, I care.
E’ in questo suo motto che don Milani riassumeva le finalità educative della scuola, una scuola orientata all’acquisizione della presa di coscienza , una scuola che voleva per prima cosa essere luogo di condivisione.
Ed è’ proprio da un lavoro di gruppo, di condivisione, che nasce “Lettera a una professoressa”. Lessi questo libro qualche anno fa, su consiglio della mia insegnate di lettere. Scorrevo le pagine pensando tra me e me : “E’ acqua passata.” ..E invece più che andavo avanti e più mi rendevo conto che le cose che scrivevano, potevano in tanti casi essere trasportate, riattualizzate ai nostri giorni. Sì… noi giovani tante volte facciamo fatica a tener presente il significato di ciò che facciamo , la sua importanza, il suo valore … “il fine giusto è dedicarsi al prossimo”, scrivevano in “Lettera ad una professoressa” i giovani di Barbiana, è arrivare lontano e al tempo stesso insieme, condividendo le conoscenze di cui si dispone, per arrivare a sentirci pienamente consapevoli delle nostre responsabilità, per arrivare a capire l’importanza di avere un posto nel mondo.
E forse è questo che il professore ha cercato di trasmetterci con la preparazione di questo esame un po’ insolito, fuori dalle righe…Possiamo arrivare tutti a fare ciò che ci chiede di fare…anche se in tempi e modalità diverse…per arrivare ad acquisire una maggiore consapevolezza del nuovo mondo cibernetico in cui viviamo…e tornare a ripeterci “I care”…

Compito 3

Mio cugino ha appena avuto i risultati del monotest: ha la mononucleosi.
Mia zia mi telefona un po’ preoccupata e mi chiede se conosco i tempi di incubazione.
Non ne ho la più pallida idea. Accendo il computer, mi connetto ad internet e vado su Pubmed.
Cerco “mononucleosis”. Mi compaiono 7462 items. Mi diverto a restringere un po’ la ricerca e digito: “incubation of mononucleosis”, limits: Italian, Child 6-18 years. Risposta: No items found.
Digito nuovamente “incubation of mononucleosis” , ma questa volta senza porre alcun limite.
Sullo schermo del computer appaiono 38 items, tutti in inglese.
Con un po’ di pazienza inizio a leggere le informazioni trovate e scopro così che la mononucleosi, nella maggior parte dei casi, è causata dal virus di Epstein-Barr, che si manifesta con la comparsa di linfonodi sul collo, stato febbrile e stanchezza. Questa malattia è difficilmente diagnosticabile fin dal principio e non vi sono medicinali specifici che il malato può assumere…la cura consiste essenzialmente nel prevenire eventuali complicazioni. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17602362?ordinalpos=17&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_RVDocSum )
Trovo infine i tempi di incubazione: questi possono andare dalle 4 alle 7 settimane. (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8710247?ordinalpos=5&itool=EntrezSystem2.PEntrez.Pubmed.Pubmed_ResultsPanel.Pubmed_RVDocSum )
In particolare il periodo di incubazione termina circa dopo 5-7 giorni dalla cessazione dei sintomi più evidenti. I tempi purtroppo sono molto poco precisi e di fatto variano sensibilmente da individuo ad individuo. Solo il tempo ci dirà se mio cugino ha contagiato il fratellino più piccolo…Speriamo di no!

domenica 6 aprile 2008

di nuovo a casa


Di nuovo a casa.
Ieri a quest’ora eravamo all’aeroporto…pronti per ripartire e tornare in Italia….
E’ stata un’esperienza meravigliosa, indimenticabile davvero!!!!...Città, luoghi affascinanti, incontri toccanti e compagni di viaggio eccezionali!!!!!
Sono state giornate intense, ma vissute davvero a 360 gradi!
A volte ho l’impressione che il tempo mi scivoli addosso..ho l’impressione di arrivare in fondo alla giornata e di rendermi conto di non aver fatto niente, pur essendo stata sempre di corsa…e mi addormento insoddisfatta, con l’idea di aver sprecato ogni singolo minuto prezioso che mi è stato donato…in questi giorni invece mi sono sentita protagonista del mio tempo…ripensando a tutti i momenti passati mi sembra impossibile che il viaggio sia durato soltanto sette giorni…eppure è così…
Vorrei soltanto riuscire a non dimenticare questo nel solito tram tram quotidiano…vorrei poter riuscire a vivere appieno ogni mia giornata, dare valore ad ogni momento trascorso...