lunedì 7 aprile 2008

I care o non I care?

Partecipare..beh partecipare si può partecipare in tanti modi, nonché distrattamente o peggio ancora passivamente..mentre se me ne importa, se mi sta a cuore, se me ne prendo cura..beh allora vuol dire che I care, che mi sento anche io responsabile di ciò che mi circonda, delle cose che accadono nel mondo in cui vivo. I care, aveva scritto una volta su una parete della sua scuola di Barbiana un giovane prete di campagna, I care.
E’ in questo suo motto che don Milani riassumeva le finalità educative della scuola, una scuola orientata all’acquisizione della presa di coscienza , una scuola che voleva per prima cosa essere luogo di condivisione.
Ed è’ proprio da un lavoro di gruppo, di condivisione, che nasce “Lettera a una professoressa”. Lessi questo libro qualche anno fa, su consiglio della mia insegnate di lettere. Scorrevo le pagine pensando tra me e me : “E’ acqua passata.” ..E invece più che andavo avanti e più mi rendevo conto che le cose che scrivevano, potevano in tanti casi essere trasportate, riattualizzate ai nostri giorni. Sì… noi giovani tante volte facciamo fatica a tener presente il significato di ciò che facciamo , la sua importanza, il suo valore … “il fine giusto è dedicarsi al prossimo”, scrivevano in “Lettera ad una professoressa” i giovani di Barbiana, è arrivare lontano e al tempo stesso insieme, condividendo le conoscenze di cui si dispone, per arrivare a sentirci pienamente consapevoli delle nostre responsabilità, per arrivare a capire l’importanza di avere un posto nel mondo.
E forse è questo che il professore ha cercato di trasmetterci con la preparazione di questo esame un po’ insolito, fuori dalle righe…Possiamo arrivare tutti a fare ciò che ci chiede di fare…anche se in tempi e modalità diverse…per arrivare ad acquisire una maggiore consapevolezza del nuovo mondo cibernetico in cui viviamo…e tornare a ripeterci “I care”…

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